L’annuncio dell’avvio della
cosiddetta operazione “Mare Nostrum” da parte del governo italiano
solleva inizialmente, secondo Amnesty International Italia, commenti e
domande.
In particolare, l’organizzazione per
i diritti umani ha notato che nella descrizione delle operazioni da
parte del vice presidente del Consiglio Alfano e di altri esponenti
istituzionali, si è fatta menzione di due distinte funzioni: il controllo delle frontiere - con riferimento esplicito all’effetto di deterrenza – e il soccorso in mare.
È positivo, per Amnesty
International Italia, che le autorità italiane si stiano dando in modo
chiaro l’obiettivo di rafforzare il soccorso in mare, anche
attraverso un più accurato monitoraggio dello spazio interessato.
Alla luce del fatto che è necessario
improntare ogni azione governativa al rispetto del diritto
internazionale dei diritti umani, Amnesty International Italia ritiene
fondamentale sapere come l’aspetto del soccorso in mare sarà conciliato con quello del controllo delle frontiere:
soprattutto, occorrono maggiori dettagli sulle “regole del gioco,
ossia di cosa fare nelle diverse situazioni” da definire “di concerto
con i ministeri competenti”, come dichiarato nella conferenza stampa
di presentazione dell’operazione.
Un interrogativo stringente riguarda, in particolare, il luogo in cui saranno condotte le persone soccorse in alto mare,
rispetto al quale il vice presidente Alfano ha fatto un chiaro
riferimento all’intenzione di condurle in un “porto sicuro” e di
rispettare il diritto internazionale.
Amnesty International Italia vorrebbe avere la certezza che il governo italiano non consideri la Libia “porto sicuro”.
L’organizzazione per i diritti umani ha notato con preoccupazione che
dal dibattito di questi giorni sono risultati assenti elementi di
chiarimento sullo stato della collaborazione tra Italia e Libia e sulle
intenzioni dell’Italia a riguardo.
A luglio Amnesty International Italia aveva scritto al presidente del Consiglio Letta,
alla vigilia del suo incontro col primo ministro libico Zidan,
sottolineando ancora una volta l’inopportunità di ogni cooperazione in
materia di controllo dell’immigrazione con un paese, la Libia, che
viola i diritti umani di migranti, richiedenti asilo e rifugiati,
sottoponendoli a detenzione sistematica, maltrattamenti e torture.
A oggi, la posizione del governo italiano sulla cooperazione con la Libia resta poco trasparente.
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